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Cyndi Lauper, come nasce un’icona pop

Seeyousound quest’anno spegne 10 candeline e ha scelto di festeggiare in apertura questa prima decade in modo sgargiante con un’icona pop unica nel suo genere, Cyndi Lauper. E lo fa con l’attesissima anteprima italiana di  Let The Canary Sing di Alison Ellwood, documentario che traccia una parabola artistica e umana sincera dell’artista newyorkese. E anche per la Lauper è un compleanno importante: i 40 anni di She’s So Unusual (1983), album d’esordio che l’ha portata al successo e che ha segnato la storia della  musica pop e il costume di un’epoca lasciando un’importante eredità per le tematiche trattate anche alle generazioni successive.

Dall’infanzia scalcagnata nel Queens alla lunga gavetta in una cover band, dalla scalata alle classifiche alle esperienze nel cinema e alle battaglie in difesa dei diritti umani. C’è tutto in questo film dove la stessa Lauper ci conduce per mano nella sua vita attraverso testimonianze di personaggi celebri e filmati d’epoca. Il titolo fa riferimento alla frase che il giudice esclamò al termine di una spinosa diatriba legale che coinvolse l’artista insieme alla sua band, i Blue Angel, citati in giudizio dall’ex manager per un debito. Letteralmente: lascia che il canarino canti. Siamo nel 1980 e la strada che la porta al successo da qui in poi è brevissima.

Nel film non mancano retroscena inediti, curiosità sulla genesi delle sue hits di maggior successo, Time After Time, True Colors, She Bop e una fra tutte Girls Just Want to Have Fun, la canzone che più di ogni altra dagli anni ’80 a oggi è diventata un manifesto femminista. Non stupisce che il coloratissimo ed eccentrico video abbia superato un miliardo di visualizzazioni. In un periodo in cui imperversavano artisti-idolo del calibro di Michael Jackson, Madonna, Prince, Cyndi Lauper ha saputo emergere, distinguersi con la sua atipicità, la chioma fluo, il suo look bizzarro, un mix di stile rétro e punk che ha trasferito anche nel modo di esprimersi spaziando dalla new wave al rock passando per il reggae in uno sperimentalismo continuo, per avvicinarsi alla migliore versione di sé stessa anche quando le cose sembravano andar storte. Perché non è stato tutto rose e fiori e l’essere diventata una stella e non una semplice meteora molto lo si deve alla sua tenacia e determinazione

. È tutto lì in quel Girls Just Want to Have Fun che è molto più di un invito al divertimento, è un proclama che va ben oltre il manifesto femminista. Divertirsi inteso come rompere le scatole, rivoluzionare, mettere in discussione canoni e stereotipi quando è il caso. Inizialmente quella canzone era stata  concepita da un uomo, Robert Hazard, nel 1979 e metteva al centro il divertimento di un uomo. Lei decise di ribaltarne il senso. E voilà, la canzone entra nella storia con un potere eversivo che anticipa i tempi. Sa di femminismo ma anche di inclusione tout court. Con lei si è passati dal “You can sit with us” del mondo elitario ed esclusivo tutto party, eccessi, champagne e haute couture allo Studio 54, esaltato solo qualche anno prima da Amanda Lear nella canzone Fashion Pack (1979), al “Everyone is welcome” colorato e appariscente anch’esso, ma dove sembra essere svanita l’ossessione per l’immagine e il sentirsi “in” a tutti i costi.

Tutti possiamo sentirci belli, al centro dell’attenzione e anche le controculture e le minoranze etniche (che figurano a vario titolo come comparse di Girls Just Want to Have Fun) non sono inserite come shock factor o elemento esotico, ma come parte di un tutto. (Ricordiamoci che il 1983 era anche l’anno di uscita di Una poltrona per due, dove non era ancora politicamente scorretto dire “negro”). È la capacità comunicativa che passa, la volontà di rappresentare qualsiasi donna, magra, grassa, bianca, nera, bella o brutta. La creatività di Cyndi Lauper, artista prismatica dalle mille anime, non è mai stata autoreferenziale, ogni sua scelta stilistica, ogni suo verso custodiva un messaggio generoso. E lo testimonia il suo impegno instancabile e costante negli anni come attivista impegnata nelle battaglie femministe e in difesa delle cause delle persone LGBTQIA+ .

“I want to be the one to walk in the sun”. Tutti possiamo essere quella ragazza che cammina nel sole, come recita il verso più bello di “Girls Just Want to Have Fun“.