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Massarini e l’arte del documentario sul filo della memoria

Con le sue doti di affabulatore e grande generosità domenica 25 febbraio Carlo Massarini ha intrattenuto il pubblico di Seeyousound in una speciale masterclass di due ore mezza sui documentari, “Music Doc: La Memoria Diventa Arte”. Esordisce dicendo di avere molto apprezzato i tre film visti il giorno precedente qui al Seeyousound “Elis & Tom” di Roberto De Oliveira, “Little Richard: I Am Everything” di Lisa Cortes e “Subotnick: Portrait Of An Electronic Music Pioneer” di Robert Fantinatto. Tanti i consigli su documentari eccellenti, pietre miliari di questo genere apprezzato dai musicofili, da quelli di D. A. Pennerbaker come “Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” a quelli di M. Scorsese, “The Last Waltz”, “No direction home: Bob Dylan”, a “Shine Light” più un concerto sui Rolling Stones che un documentario, solo per citarne alcuni. Massarini ha voluto fare un omaggio al documentario, inteso come forma d’arte depositaria della nostra memoria, delle generazioni che hanno vissuto quel particolare momento storico. “Il documentario ha la capacità di trasformare la memoria in forma d’arte contemporanea” osserva Massarini “la nostra generazione questa formazione non ce l’ha avuta. Noi dovevamo basarci sulle riviste che trovavamo nelle edicole privilegiate, qualche viaggio, ma il materiale era molto scarso.”

Al centro della masterclass personaggi molto diversi fra loro, che ha svelato man mano, commentati attraverso spezzoni di documentari. Da sempre affascinato dalle radici black della musica ha iniziato con B.B. King, con il doc The Life Of Riley di Jon Brewer, soffermandosi soprattutto sui segmenti riguardanti il duro percorso degli afroamericani e non solo di B.B. King, che poi è la stessa ed è il punto di forza di questo doc dice. La particolarità di Massarini è proprio quella di soffermarsi sul contesto storico in cui si muovono i personaggi, che dice molto sul loro modo di fare arte dei musicisti e arricchisce il racconto. Poi ha proseguito con Nick Cave con 20,000 Days On Earth di Iain Forsyth e Jane Pollard. Lo presenta come un documentario molto intenso, essendo Nick Cave una delle personalità più intense che esistono nel mondo della musica non poteva essere altrimenti. E la maniera con cui si mette a nudo in questo film è molto particolare, si passa dalle sue manie nella disciplina della scrittura alle confessioni all’analista, lui che è uno specialista nello scandagliare gli abissi della mente che sono la fonte primaria della sua ispirazione. E questo passaggio si collega al concetto di memoria di cui parlava in apertura Massarini: “per noi che amiamo la musica è quello che ci riporta alle origini, che ci fa ripercorrere tutti gli anni che, in qualche maniera, sono stati punteggiati dalle canzoni e soprattutto per un’artista come lui può essere molto importante come riferimento per quello che è la creazione”.

Poi è la volta di un personaggio agli antipodi, Enzo Iannacci nel documentario Lo stradone col bagliore” di Ranuccio Sodi dove emergono tutte le doti dello Iannacci umorista nella Milano degli anni Settanta. E per concludere per i Rolling Stones ha scelto Crossfire Hurricane” di Brett Morgen. Dall’accoglienza dei media, la differenza tra i fan, maschi e femmine, i primi aggressivi che finivano sempre per ingaggiare lotte con la polizia, le seconde invasate colte da indomabile isteria, i problemi di droga, i rapporti all’interno del gruppo. Due ore e mezza volate, con il pubblico che rispondeva con entusiasmo, incoraggiando Massarini con calorosi applausi anche quando un problema tecnico ha richiesto un intervento per regolare il volume, che non riteneva adatto per ascoltare le scatenate esibizioni dei Rolling Stones. Tra gli applausi finali si è anche prestato al lancio delle magliette con Carlo Griseri, abbracciando questa tradizione di Seeyousound.