A cura della redazione Seeyousound
Il mondo è troppo per me, film documentario di Vania Cauzillo prodotto da Jump Cut, riceve un lungo applauso: accade raramente quando si tratta di cinema italiano musicale. Ma nelle sue immagini, che mescolano l’intervista con l’animazione, si va ben oltre la sola storia del grande chitarrista Vittorio Camardese. Con raffinato equilibrio viene raccontato il mondo interiore di un medico che era uno dei più grandi musicisti al mondo e che, invece, decise di non esserlo. I tormenti di Camardese, la sua bestia interiore, sono portati in scena nella quasi totale assenza di materiale di repertorio, perché il chitarrista non registrò mai un disco, e apparve raramente nelle televisioni. A concludere la proiezione un tributo musicale di Roberto Angelini, figura importantissima all’interno di un documentario che è anche la storia di un padre e un figlio. Il musicista romano, insieme a Rodrigo D’Erasmo, riporta nel cinema Massimo i suoni del padre acquisito e li fonde con quelli di Nick Drake, un altro che spesso il male di vivere l’ha incontrato. Il passato e il presente si mescolano per regalare il vero tempo della musica, quello dell’eternità.
Le esibizioni in sala Cabiria non finiscono qui perché in prima serata ci sono gli Okiees che con la loro performance accompagnano lo spettacolo transmediale Rageen Vol. 1. Un esibizione musicale che si fonde con linguaggi cinematografici, visivi e poetici per raccontare la storia di Roger Benjamin e Benjamin Rye, due migranti che da teatro di guerra fuggono per giungere in territorio “ostile”, ovvero Catania. La loro accattivante performance sonora fatta di tastiere (Fabrizio Motta), violino (Alexandra Dimitrova), chitarra e voce (Andrea Rabbito) accompagna le coscienze dei due protagonisti e il loro vortice emotivo che scombussola amicizia, amore e odio, provando a regalare queste immagini spezzettate dalle poesie di Pippo Delbono. Tutto questo nasce dalla volontà di decostruire i linguaggi con un trans media book, che loro definiscono un non libro. Un’idea molto concettuale e sperimentale con composizioni musicali di alto livello, in particolare la voce di Rabbito che emana la giusta dose di emozioni per questa storia.
In Sala Soldati è avvenuto invece il debutto ufficiale del concorso di 7 Inch con il primo slot dei cortometraggi in competizione. Le incredibili montagne nepalesi e il canto ancestrale dei bambini di The Silent Echo [Suman Sen] hanno aperto le danze, subito seguiti dalla commedia along the road a tinte nere ma follemente pop Once you pop [Edu Hirschfeld, Kevin Castellano]. Il tratto irregolare ma accogliente dell’animazione di The Record [Jonathan Laskar] ci ha mostrato la magia della musica mentre le avventure tragicomiche del protagonista di The Delay [Mattia Napoli] ci hanno rivelato come sarebbe se vivessimo fuori sync. In sala il regista Mattia Napoli ci ha raccontato qualcosa sul suo cortometraggio: l’idea è nata dalle ore infinite trascorse a montare video e film ma ha anche qualcosa di personale e descrive la difficoltà di sintonizzarsi e sincronizzarsi con la realtà che ci circonda.
Anche la sezione Rising Sound continua la sua marcia alla scoperta di suoni e culture periferiche: Love, Deutschmarks & Death inizia come un documentario a più voci e dai colori pop sulla cultura della canzone di protesta dei lavoratori ospiti turchi, attirati dal miracolo economico della Germania a partire dagli anni Sessanta. Vediamo molti frammenti d’archivio di concerti e di musica semi-pubblica; canzoni con testi malinconici e accusatori: “Germania, grande menzogna”, dice a un certo punto.
Il saggio-documentario di Cem Caya attraversa poi la storia contemporanea. Vengono elaborate le risonanze tra le lotte sindacali di lavoratori ferocemente discriminati e la crescente cultura pop della diaspora degli anni ’70. Le voci tedesche si sentono solo sotto forma di materiale d’archivio – per lo più servizi televisivi dell’epoca – mentre le voci turche sono costantemente ascoltate dagli attori dell’epoca sotto forma di ricordi vividi. Questo posizionamento formale cristallino conferisce al film un guizzo vitale che resiste anche alle familiari classificazioni sociologiche – e quindi alla razionalizzazione dell’emarginazione.
Così la parte divertente dei primi anni ’80 è anche la storia di come l’ambiente della diaspora turca sia diventato una vacca da mungere per molti musicisti (parola chiave matrimoni) e per le nuove etichette discografiche; un eccesso di festa e di denaro.
Seeyousound è arrivato a più della metà del suo percorso, ma le emozioni non sono finite: scopri cosa ti aspetta nel Day 5!
DAY 5 - 28/02
● 21:15 – And I Still Sing