A cura della redazione Seeyousound
“Narciso Em Ferias è uno dei migliori film sul potere salvifico della musica che abbia visto in vita mia, e il fatto che la musica sia quasi del tutto assente lo rende ancora più straordinario. Grazie Juanita e grazie a Seeyousound per questo film meraviglioso.”
Federico Sacchi, Musicteller
I FILM
All’interno di Into The Groove nel pomeriggio quattro passi negli albori del rock inglese con il documentario Suburban Steps to Rockland di Giorgio Guernier in anteprima italiana. L’epopea dell’Ealing club culla del rock inglese che tenne a battesimo artisti che entrarono poi nel firmamento del rock mondiale: Rolling Stones, Who, Eric Burdon, Jack Bruce, Ginger Baker, Eric Clapton solo per citarne alcuni.
Grazie all’intraprendenza di Alexis Korner e Cyril Davis il locale scalcagnato al piano interrato nella zona ovest di Londra, appellato scherzosamente “the moist hoist” per la condensa che trasudava dalle pareti (poteva ospitare massimo 200 persone!), divenne a partire dal 17 marzo (sotto l’egida di San Patrick!) 1962 punto di riferimento della scena rhythm and blues inglese. Non solo fu luogo di culto ma capostipite dei club londinesi che sono nati dopo come ad esempio il Marquee.
Il regista Giorgio Guernier, italiano e residente a Londra, si è intrattenuto con il pubblico con qualche curiosità. Ci ha fatto sapere che nel film c’è anche un “pezzo” di Torino, infatti le deliziose animazioni che ripercorrono la storia del locale sono opera di Federico Parodi, formatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino.
In più ci ha spiegato che Tony Palmer, ospite d’onore del Seeyousound nell’edizione 2018, è stata una figura fondamentale per la realizzazione del documentario. Non solo buona parte degli spezzoni di grandi esibizioni presenti nel film, come quelle di Muddy Waters e Jimy Hendrix, è stata regalata da Mr Palmer, ma si è rivelato mentore prezioso quando il regista gli ha chiesto qualche suggerimento a lavoro ultimato.
Per la sezione Rising Sound: Music Is The Weapon, in prima serata è andato in scena Narciso Em Ferias, un ritratto austero e intimo di Caetano Veloso.
Ad introdurre il film Ettore Caretta, produttore torinese e manager italiano di Caetano Veloso, che ha ricordato come il suo primo incontro con il musicista avvenne proprio a Torino, ma non fu affatto fortunato!
Era il 1991 e Veloso doveva esibirsi nella manifestazione “Giugno in Cascina” che quell’anno si teneva allo Stadio Comunale. Al momento della sua esibizione, scivolata evidentemente fuori dai tempi previsti, venne staccata la luce compromettendo lo spettacolo. Malgrado questo incidente il rapporto d’amicizia e professionale non si è mai interrotto.
Caretta ha inoltre ricordato l’amore spassionato dell’artista brasiliano per il cinema italiano, in particolar modo per Fellini, Antonioni, Bertolucci. Erano gli anni di Ultimo tango a Parigi e una volta Veloso ritrovandosi a cena con Bertolucci gli si rivolse così: “Dai Bernardo, domani vieni sul palco e improvvisiamo una performance trasgressiva!”. Pare che Bertolucci abbia trovato una scusa per levarsi dall’imbarazzo.
Da questo film emerge con grande autenticità la fortissima emotività di Veloso – dice Caretta – sia per le cose allegre che per quelle più tristi.
Ecco come ha reagito a questo affresco dello spirito libertario di Caetano Veloso il musicteller Federico Sacchi:
“Narciso Em Ferias è uno dei rarissimi casi in cui il film supera per potenza il libro da cui è tratto. Perché in sostanza di questo si tratta. la trasposizione cinematografica di un capitolo di Verità tropicale, l’autobiografia sui generis di Caetano Veloso.
Il plot è semplicissimo. I registi hanno preso l’artista, lo hanno portato in un cortile che potrebbe essere quello di un carcere, lo hanno messo su una sedia gli hanno chiesto di raccontare uno degli episodi più tragici della sua vita: L’arresto per presunti crimini ideologici contro il regime militare brasiliano. La ricostruzione che Veloso fa dei suoi 54 giorni di prigionia a cavallo tra il ’68 e il ’69 durante la dittatura militare è fedelissima al libro, in molti passaggi dell’intervista utilizza le stesse parole. Lo so perché terminata la proiezione sono tornato a casa e mi sono riletto tutto il capitolo. La differenza è il modo in cui usa quelle parole.
Davanti alla camera Caetano mette in scena (in modo assolutamente spontaneo) una sorta di piece teatrale, un incrocio tra un esorcismo e una seduta psicanalitica, in cui usa tutto il corpo per dare forza al racconto. L’intonazione della voce, la gestualità delle mani, il modo in cui si protende verso la telecamera, il cambio di postura sulla sedia, i gesti delle mani, le risate e i silenzi in cui le lacrime gli impediscono di parlare. L’effetto sullo spettatore è sconvolgente, o almeno lo è stato per me. E poi ci sono quelle tre canzoni. Meno di dieci minuti di musica in un film di un’ora e mezza. Tre interpretazioni crude, voce e chitarra, quasi insostenibili. Per quanto mi riguarda non potrò mai più ascoltare Hey Jude senza pensare a Caetano Veloso.
Narciso Em Ferias è uno dei migliori film sul potere salvifico della musica che abbia visto in vita mia, e il fatto che la musica sia quasi del tutto assente lo rende ancora più straordinario. Grazie Juanita e grazie a Seeyousound per questo film meraviglioso.”
In tarda serata, si chiude con un documentario dedicato a una delle donne che più hanno sperimentato con il suono, Delia Derbyshire. The Myths And The Legendary Tapes è un originale ritratto della pioniera della musica elettronica inglese, assistente di Luciano Berio e autrice, con Ron Grainer, della colonna sonora della serie televisiva di fantascienza Dr.Who realizzata nel 1963.
In origine Delia Derbyshire: The Myths And The Legendary Tapes era un cortometraggio, scritto e diretto da Caroline Catz, che lo ha poi esteso a lungometraggio.
Dopo la morte dell’artista, conservati in scatole di cereali, imballati in una soffitta a Northampton, sono stati rinvenuti nastri che contenevano molte registrazioni a lungo considerate perdute.
Il documentario procede come uno scavo archeologico. Catz ha poi rintracciato molti colleghi e collaboratori della Derbyshire, che dipingono un ritratto affettuoso, intimo e onesto di una donna dall’animo complesso.
Le loro interviste sono intriganti, ma qui ci sono molti altri livelli. I nastri della soffitta sono stati campionati e manipolati dall’artista Cosey Fanni Tutti, che guida lo spettatore nella città natale della Derbyshire, e lo trascina attraverso diverse dimensioni, le stesse musicalmente esplorate dalla musicista.
Avrebbe potuto essere un documentario oscuro e diretto, risulta invece, per gran parte, molto divertente. Si conclude con la voce immaginaria della Derbyshire che gioca con i miti che si erano accumulati intorno alla sua vita. «Accidenti, sono contenta di essere tornata», dice, «Altrimenti, chi progetta i miti?».
Al termine della quarta giornata di Seeyousound, sono tanti gli stimoli sonori e visivi ricevuti e altrettante le storie da cui essere ispirati.
Ovviamente Seeyousound non si ferma qui: consulta il programma che ci aspetta nel Day5, come sempre al Cinema Massimo!