di Umberto Mosca
Il seme della violenza (Blackboard Jungle) di Richard Brooks, uscito nel 1955, è il primo film a presentare al proprio interno un brano di rock’n’roll. Il brano in questione è Rock Around the Clock di Bill Haley & his Comets. La canzone è presente sin dall’inizio del film, ed è già possibile ascoltarla nella prima inquadratura, dopo la didascalia e nei titoli di testa. Il tema musicale viene subito associato all’immagine di due treni della metropolitana che, provenienti da direzioni opposte, si fermano uno accanto all’altro fornendo, per un’istante, l’impressione dello scontro frontale. Si tratta del primo “segno visivo” del r’n’r: evoca, immediatamente, un contesto forte e violento. La scena successiva, su cui prosegue il celebre brano, è quella di un bambino sfuggito alla madre, che ne approfitta per farsi una doccia in mezzo alla strada, innaffiato da una perdita d’acqua nel sistema idraulico che scorre sotto l’asfalto.
Di bambini come lui, nel Bronx e nelle periferie americane, ce ne sono tanti altri e fanno la fila per bagnarsi.
Non potrebbe esistere esordio più emblematico per il film diretto da Richard Brooks: al centro del racconto, infatti, accanto alla figura del giovane insegnante Richard Dadier (Glenn Ford), c’è la gioventù ribelle senza causa di quella metà degli anni Cinquanta. È il ’55, lo stesso anno di Gioventù bruciata (Rebels Without A Cause di Nicholas Ray), il film che impone definitivamente James Dean come mito di una generazione intera e di molte a venire. Gli studenti della scuola del Bronx dove Dadier viene chiamato a insegnare sono acconciati come il giovane divo: ciuffo, capelli imbrillantinati pettinati all’indietro, t-shirt bianca e jeans col risvolto. Sono sufficienti pochi gesti per suggerire con estrema precisione un nuovo approccio alla vita: il ballo disordinato e “selvatico” nel cortile della scuola, uno studente che esce a testa in giù dalla porta principale dell’edificio, i cenni strafottenti nei confronti del nuovo insegnante, la sigaretta in bocca o appoggiata dietro le orecchie, i fischi di approvazione verso una giovane donna di passaggio sul marciapiede adiacente. Gli studenti, si fa per dire, si sporgono verso di lei come se fossero degli animali in gabbia, e del resto il titolo originale del film rimanda proprio all’associazione tra l’ambiente scolastico e la giungla. A metà degli anni Cinquanta, la parola “rock’n’roll” è sinonimo di emergenza giovanile.
Tuttavia Blackboard Jungle è un film che cerca il dialogo con la generazione ribelle, con l’obiettivo preciso di ricondurla nell’ambito dell’accettabilità e della presentabilità. Se va accettato il fatto che un nuovo linguaggio, il r’n’r, debba parlare della vita di tutti i giorni in maniera inedita, più schietta e diretta, lo si fa soltanto perché si pensa che tale forma espressiva, smussando le sue componenti più scomode, debba entrare a far parte di un più ampio sistema di regole riconosciuto da tutti (emblematica, in tal senso, l’immagine finale della porta della scuola aperta nel momento in cui ritorna il brano guida del film). Di questa indicazione Il seme della violenza, con la centralità attribuita ai giovani e alla loro musica, si fa portavoce più evidente, a dimostrazione di come il cinema, industria dell’intrattenimento per eccellenza, sia prontissimo a raccogliere i segnali provenienti da una società in sconvolgente trasformazione e a riproporli sotto forma di spettacolo ai suoi stessi protagonisti.